martedì 26 giugno 2007

Un viaggio solo appuntato














Qualcuno mi ha chiesto di scrivere sul viaggio. Appunti di un diario mai scritto.
In effetti già solo scrivendo si compie un viaggo fatto di parole. Uno dei pochi modi in cui restando fermi si può andare il più lontano possibile, semplicemente declinando il tempo verbale a nostro piacere o esigenza.
La grammatica come nostro bagaglio personale a cui ci affidiamo per non tornare subito dentro all' incredibile abitudine
di annoiarsi.
Viaggiare lungo la strada della mente o del corpo, bisogna pur distinguere, quando si ricorda, oppure quando si appuntano su pezzi di carta straccia i passaggi più importanti, i particolari più eccezionali, cercando di non tralasciare ciò che l'età dimentica.
I passi febbrili a cui dedichiamo le nostre sofferenze, i nostri incredibili recuperi, scrivendo cartoline come testimonianza della mia passeggera presenza. Alitano i fantasmi nei dintorni della disperata ricerca. Un giorno ritornerò a viaggiare, per ora mi occorono parole per dispendiare le mie riserve di un viaggio solo appuntato, di una strada appena attraversata. Ma non credo che sia quella giusta. Non credo di aver saputo viaggiare, ma solo passare di lì...
Mi sono venuti ad avvisare che ero stato da queste parti,ma non ricordo bene, la prossima volta mi prometto che lo appunterò.
Che il viaggio sia buono.



"...Qual'è la tua strada amico?...la strada del santo, la strada del pazzo, la strada dell'arcobaleno, la strada dell'imbecille, qualsiasi strada. E' una strada in tutte le direzioni per tutti gli uomini in tutti i modi." [...]
"...Adesso considera un po' questi qua davanti. Hanno preoccupazioni, contano i chilometri, pensano a dove devono dormire stanotte,quanti soldi per la benzina,il tempo,come ci arriveranno...e in tutti i casi ci arriveranno lo stesso,capisci. Però hanno bisogno di preoccuparsi e d'ingannare il tempo con necessità fasulle o d'altro genere, le loro anime puramente ansiose e piagnucolose non saranno in pace finché non riusciranno ad agganciarsi a qualche preoccupazione affermata e provata e una volta che l'avranno trovata assumeranno un'espressione facciale che le si adatti e l'accompagni, il che come vedi, è solo infelicità, e per tutto il tempo questa aleggia intorno a loro ed essi lo sanno e anche questo li preoccupa senza fine..."

Jack Kerouac da "On the road"







1 commento:

Anonimo ha detto...

Le sinestesie dell'anima !!!
Viaggiando viaggiando ci si ritrova un po' più vicini all'ALTROVE DESIDERATO!!!!!

appunta anche questo nel tuo taccuino chatwiniano!!

Ciao Giorgio

Gio'

BLOGGARSI BLOGGAMENTE

Ogni mio pensiero apparterà a questo blog: spazio conquistato tra le mie paure e le mie incertezze. Scoprirsi in silenzio, dove nessuno mi conosce. Un velo leggero: confine labile tra il mio essere e il mio non essere. Condizione necessaria per sentirmi bloggato.