martedì 28 agosto 2012

Silenzi

Non mi ricordo più come si rincorrono le parole, mentre le traduzioni dei miei pensieri faticano a sdraiarsi su fogli bianchi. Sul vinile gira distratto un pezzo di Little Richards. Non ho la forza di riprendere la corsa della scrittura, mi manca il fiato e ancor più il coraggio. 
Fatico e sempre più cerco dietro lo specchio un riflesso non sbiadito, ma la luce del sole trattiene l'energia respingendola all'ombra del muro. 
Trattengo il respiro per recuperare più aria possibile per tornare a buttare fuori parole, qualcosa mi frena, mi arresta davanti ad uno schermo nero si abbracciano i miei pochi sogni.
Conto i passi, segno i nomi delle strade e costruisco la mia piccola geografia emozionale, mentre conservo il tempo nello scatto meccanico della macchina sensibile alla luce: apertura e chiusura calibrati per rubare il momento che si appicica sugli occhi dei passanti che mi osservano. Cerco di riguardare da un altro angolo per rassicurarmi che è così come l'ho visto la prima volta. Ma anche stavolta l'errore è un errore di emozione, difficile da calcolare, da decifrare. Assorbo i colori intorno a me e dipingo con lo sguardo un percorso privato, intimo e lascio scivolare la musica fluida nel corpo. Conservo nel barattolo della confettura al sapore di ciliegia il ritmo precario di un procedere lento, mentre in quello delle fragole nascondo le mie allergie, composizione mista per una nuova ricetta al sapore di limone e menta. Cammino e non mi fermo, sono stanco, ma non nei piedi che sorreggono ed equilibrano tutto il corpo e neanche nelle gambe allenate, ma per la prima volta stanco di andare, perchè i miei pensieri si sono fermati per un attimo su una panchina a largo del fiume, della metropoli, della città. Senso di vaghezza, di quel vagare e circumnavigare oltre il paesaggio, oltre lo stridore meccanico delle rotaie che stringe le corde vocali. Allora mi fermo qui e ora, aprendo le mani in cerca dell'intervallo negli occhi aperti dei pesci una parola muta, l'esigenza di un colloquio di sguardi delicati che pesano come ali di farfalla. Cerco di proseguire e a scatti reagisco nell'attesa, di quell'attesa senza parole che mi fa tremare e gioca con le mie emozioni. Silenzio che si emoziona e si abbraccia a ritmo di swing.

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BLOGGARSI BLOGGAMENTE

Ogni mio pensiero apparterà a questo blog: spazio conquistato tra le mie paure e le mie incertezze. Scoprirsi in silenzio, dove nessuno mi conosce. Un velo leggero: confine labile tra il mio essere e il mio non essere. Condizione necessaria per sentirmi bloggato.