giovedì 29 novembre 2007

In corsia di emergenza

Sarebbe meglio non scrivere oppure sarebbe più consigliato mantenere le parole nella riserva naturale dell'attesa, del momento adatto per spogliarle della propria forza con dolcezza, senza provocare traumi, lacerazioni o iati, senza poter riparare il danno.
Sarebbe preferibile continuare a scrivere senza vergognarsi, senza lasciarsi morire di sete.
Sarebbe, ma non so se sia giusto, può darsi, oppure molto probabilmente crediamo alle nostre antiche tradizioni, secondo coloro che ci hanno preservato dalle parole, che ci hanno accudito alla loro presenza e al loro fascino.
Sarebbe, al condizionale, lasciando un velo trasparente tra la linea del presente dell'ora e il futuro del poi incerto e timido di avanzare in prima linea.
Sarebbe, ma non è.
Scrivere mi ha sempre creato una buona condizione ad una salute dignitosa, senza inciampare in malattie o influenze, mi sono sempre riparato dalle intemperie delle stagioni, ho cercato di accudire il tempo prima dello sfogo della fame, ho provato, ma sono riuscito, per questo motivo spesso sento che il vuoto che circonda le mie parole non mi permettono di continuare a scrivere, inciampo imbarazzato senza giustificarmi, con le parole nelle mani, ma senza l'inchiostro che sporchi la mia paura.
Un'invasione silenziosa di una scrittura in corsia di emergenza.

Abbandono con dolore la mia penna, il tuo indirizzo sarà l'ultima mia confidenza.
Sarà la mia ultima telefonata per ricordarti di non aprire quella lettera bianca.

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Ogni mio pensiero apparterà a questo blog: spazio conquistato tra le mie paure e le mie incertezze. Scoprirsi in silenzio, dove nessuno mi conosce. Un velo leggero: confine labile tra il mio essere e il mio non essere. Condizione necessaria per sentirmi bloggato.