Non mi è concesso dire ma solo pensare.
L'astrazione della casualità provoca imbarazzo. Le coincidenze mi turbano, scrivere procura delicatezza interiore del tutto necessaria ai fini di un giustificato motivo di presenza. L'assenza produce sostanziale verità nel vuoto delle nostre incertezze. Fabbricare scritture precise per non lasciare respiro alla parole, respirare per rubare attimi sinceri nell'opzione alternativa del fattore K. Tutto rimane nel grembo della notte, niente è come appare, sembra un gioco che conserva regole precise, perfette linee che circoscrivono l'imprecisione della forma. Il contenuto resta nell'ombra dell'attesa, dolore di felicità presente, testimonianza del corpo che si modifica nel silezio di una leggera provocazione, nel ricordo di un giorno mai nato. Nella notte dove i pensieri si risvegliano con onestà rara, penso di essermi concesso alcune parole, oltre la linea di confine.
Una ragione per restare qui, non ora, quando tutto svanisce, sotto una luna nuova.
4 commenti:
Poi un giorno mi speghi che cazzo di fine hai fatto.
quello che stavo cercando, grazie
good start
imparato molto
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