domenica 29 aprile 2007

L' incertezza del credere

Pensieri rovesciati corrono sul primo treno dell' Orient-express,silenzi lunghissimi dopo una breve pausa, attesa dell'alba del giorno dopo.
Vivere clandestinamente come banditi romantici tra le montagne rocciose della terra.
Credere che sarebbe giusto non credere che qualcosa cambierà,è il solito giro di giostra che ci lascia al punto di partenza con un altro gettone da inserire se non si vuol perdere la prossima corsa.
Questione scomoda di credenza: si mettono in discussione anche le cose più semplici, solamente perchè non crediamo più.

Caos universale, impossibilità di aggrapparsi alle feritoie del muro mentre un raggio di luce ci prende la mano.
Credo che non sia il momento di continuare a cercare parole per convincermi che ciò sia possibile.
Credo che non riuscirò proprio a credere che tutto questo stravolgimento accada veramente.
I miei occhi fotografano immagini istantanee, mi restituiscono un album con molte foto mancanti o sbiadite, le uniche che amo, quelle che hanno gli acciacchi ai lati o nella metà, dividono la foto in due, come se fosse un avvertimento, una separazione da altro, da ciò che è stato.
Forse un dejavù: è già successo.
Un ritorno a ricercarmi al contrario, di notte, rovesciando i miei occhi.
Credo che non ci sia bisogno di credere, perchè tutto di colpo muta, cambia, si trasforma, si comprime e poi scompare.
Ma alla fine anche io credo che questa notte crederò nella forza dei sogni, in quel libro fantastico, meraviglioso, autentico, unico, intimo e segreto che spesso si sbiadisce con dolcezza, lasciandoci la possibilità di continuare a credere.
Un sogno mal interpretato: inconscio cosciente, ma preferisco continuare a credere nelle mie incertezze.

Il gambero

Incertezza, io e te pari siamo.
Io e te, mio bene segreto,
Come i gamberi ce n'andiamo
A culo indietro, a culo indietro.

Guillame Apollinaire

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BLOGGARSI BLOGGAMENTE

Ogni mio pensiero apparterà a questo blog: spazio conquistato tra le mie paure e le mie incertezze. Scoprirsi in silenzio, dove nessuno mi conosce. Un velo leggero: confine labile tra il mio essere e il mio non essere. Condizione necessaria per sentirmi bloggato.